L'artista

Pittore autodidatta, riversa nell’arte conoscenze tecniche e manualità provenienti da altri ambiti, ben riconoscibili nel suo particolare utilizzo di vetro, legno e metallo. Materiale raramente o quasi affatto usato in pittura, il vetro ‘pulegoso’ di Quarantini, come lo ha definito Sgarbi, è in grado di restituire l’impressione dell’acqua increspata delle onde del mare e costituisce secondo Coen la sua principale cifra stilistica e il nocciolo stesso della sua pittura onirica e trasognante.

Testi Critici

Cosa è il mare, sensorialmente parlando?
Un odore caratteristico, non confondibile con alcun altro, una cadenza sonora, un colore che si fa orizzonte in fondo allo sguardo, ti direbbero coloro che ci vivono a contatto diretto. Lo si capisce subito: il mare è qualcosa di irrappresentabile in pittura, dovrebbe rinunciare a troppe di quelle sue componenti che per gli uomini sono decisive ai fini del suo essere un significato.
E allora, perché mai un uomo non di mare come l’emiliano Marco Quarantini si mette a dipingere mare? Per la stessa ragione per cui lo fece, si parva licet, anche Piero Guccione, forse uno dei maggiori artisti di mare che mai ci siano stati, lui che l’odore, la cadenza sonora e il colore che si fa orizzonte poteva avvertirli ogni giorno.
Non si dipinge il mare nell’illusione di riprodurlo come se fosse vero, ci fa capire Guccione che pure a dipingere realisticamente è bravissimo, lo si proietta nell’unica dimensione concessa agli esseri umani davanti all’incommensurabilità di ciò con cui ci si confronta, quella della visualità della mente. Il nostro cervello ragiona per immagini sulle quali si fonda il linguaggio, la modalità con cui gli uomini si mettono in comunicazione fra di essi. Nelle nostre teste, insomma, non ci sono le cose che i nostri sensi registrano così come sono davvero, ma i concetti, le idee che di quelle cose elaboriamo come loro emanazione mediante la materia grigia. Concetti e idee che si danno prima in quanto immagini, poi come loro corrispondenti verbali. Quindi il mare, per noi poveri mortali, non può che essere la rielaborazione mentale di un oggetto fisico non percepibile diversamente.
E’ a questo mare che fa riferimento Quarantini quando lo illustra e reinventa all’infinito, ogni volta proponendo nuove varianti espressive al suo discorso. L’odore, il rumore, l’orizzonte vengono sublimati in un universo altro dove solo il colore, grazie anche a un impiego sapiente delle trasparenze del vetro, ambisce a riportare agli occhi il ricordo di quello reale. Il resto è un’evocazione in cui l’afflato lirico è tanto accentuato quanto più ci si stacca dalla suggestione del mimetico per inoltrarsi in quella del puro pittorico, all’insegna di un Informale prevalente in cui le stesure cromatiche continue sono solite alternarsi a concrezioni segniche più isolate e discordanti. Tutto risulta leggero, permeabile, ma non impalpabile, come se stare a galla e scendere in profondità fossero la stessa cosa.
E il naufragar c’è dolce in questo mare.

La storia dell’astrazione è lunga e costellata di ricerche secondo parametri e considerazioni molto diverse tra loro. Mi viene in mente l’artista Barnett Newman che si scaglia contro il razionalismo di Mondrian facendo appello ad una forma “plasmica”, che possa dare vita ad un mondo parallelo in nome di uno spirito creativo che nasce nel momento in cui nasce la forma.

Cosa è, dunque, lo spirito romantico? Una contrapposizione totale alla forza della ragione?
Goethe scrive che la luce appare gradualmente dal buio e viceversa, è la natura che ce lo racconta ogni giorno, e la percezione del nostro occhio rispetto a tali fenomeni. La luce, per essere, ha bisogno del buio, il buio della luce, non c’è l’una senza l’altro.
Da sempre il dripping di Pollock è stato oggetto di dibattito rispetto alla casualità totale o ad un procedimento consapevole. Quello che voglio dire è che ci sono molte forme di astrazione nella nostra indagine sull’arte aniconica.
L’astrazione nei lavori di Marco Quarantini è materica e densa nell’uso del colore che inghiotte lo spazio, e lo assume su di sé.
Cromatismi accesi, luci e ombre, si sviluppano in un’alternanza di sensazioni diverse, di suggestioni che gli vengono dalla visione dei paesaggi della Sardegna, per esempio, dalla profondità del mare, da un sogno, da un volatile pensiero che lo attraversa come una lama sottile, chirurgica, nel desiderio di sentirsi parte integrante del mondo sensibile, e di quell’armonia che è generata anche da una lotta interna, una guerra a cui segue una pace.
I suoi soli nascono o tramontano?

[…]
Quarantini, poi, va oltre, il passaggio successivo consiste nel mettere, letteralmente, sottovetro, i suoi quadri, rafforzandone gli effetti, e, nello stesso tempo, creando una distanza tra il soggetto e l’osservatore.
Per fare questo utilizza vetri industriali, che si sovrappongono alle pennellate e che aumentano l’effetto rarefatto del gioco di luci e ombre. Egli non vuole descrivere la realtà fenomenica, anche se da essa si fa accompagnare nel percorso creativo. Il suo desiderio è di interpretarla, rendendola sospesa nello spazio bidimensionale della tela che diventa uno spazio aperto alle possibilità che porteranno a lavori successivi.
Così, anche l’aspetto percettivo è fondamentale, e il vetro suggerisce allo spettatore la possibilità di misurarsi individualmente con ogni singolo quadro. Viene in mente il concetto di ripetizione differente, in un gioco seriale che crea un filo conduttore nelle piccole varianti che hanno avuto in passato, nella Pop Art, la forza di innovare e di dare una svolta fondamentale a tutta l’arte occidentale.

Quarantini non è pop, certamente, così come non è un artista informale, si immerge alternativamente tra due forme di espressioni diverse, figurazione e astrazione.
I pesci in movimento nel blu non nascondono la passione che Quarantini ha per Monet (le sue ninfee) e, in genere, per i pittori impressionisti.
La tenacia che si percepisce conoscendolo rappresenta il viaggio tra passato e presente, tra ciò che, inizialmente, poteva sembrare una sperimentazione fine a se stessa, e che si è trasformata in una ricerca incessante, un bisogno esistenziale di misurarsi costantemente con il sé.
Marco Quarantini si immerge in una dimensione senza tempo.

[…]Quando ci si libera da ogni legame fra le cose, si sviluppa l’idea di indipendenza, in un certo senso, ci si dà la libertà, quella libertà che ci rende più sicuri di noi e delle nostre idee. Il conflitto tra le forze della natura e quelle dell’uomo, dà, come risultato, il mondo “come oggetto storico”, così scrive Friedrich Schiller.

Calm, tranquillity, serenity conveyed by dreamlike seas in which fish and sea creatures float. Marco Quarantini’s paintings transmit peace, they relax and take us into a pleasant but not well-defined atmosphere… the subjects are presented in an abstract sea, in which colours and brushstrokes break up in the Impressionist manner.

Quarantini makes no secret of his love for Impressionist painting, and some of his seascapes are distantly reminiscent of Claude Monet’s wonderful water lily compositions. But while Monet represents the surface of water Quarantini immerses himself in it, discovers and shows us a world hidden from us, a world between reality and dream.

The colour, the acrylic-painted subjects behind handcrafted glass plates become blurred, unstable and elusive. The imperfections of the glass are reminiscent of the waves of the sea and the light, refracting on the irregular surface, animates the inhabitants of these paintings that are moving depending on how the observer’s point of view changes.

The glass, like the watery surface, transforms, reflects, deforms and returns the image differently from how we perceive it in reality. Water and its power… It was well known to the Venetians who, since the Renaissance, have based their painting on colour and light reflected and bounced back from the water of the lagoon creating flickering effects.

Water, glass, metal and acrylic… such different and complementary materials to create an oneiric world into which the viewer penetrates.

In fact, this ephemerality is contrasted with the solidity and materiality of the heavy metal frames that envelop the paintings. Sometimes with strident and violent colours, often with the beauty of the simple original colour of the metal.

These gleaming steel frames contain them as if in fear that, like fading dreams, they might escape at any moment.

Mostre

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Mostra personale a cura di Vittorio Sgarbi

Nuotando nel mare della vita

Bologna, 13-28 maggio 2023
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Mostra personale a cura di Vittoria Coen

Nuotando nel mare della vita

Venezia, 13-15 ottobre 2023
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Esposizione a cura di Luca Filipponi

Spoleto Meeting Art

Bruxelles, 7 maggio – 30 novembre 2024
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Inaugurazione

Presentazione «Pesca miracolosa»

Bologna, 29 giugno 2024

Premiazioni

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Premiazione

Premio speciale Biennale di Venezia per la promozione della cultura e delle arti Menotti Art Festival Spoleto e Quotidiano La Notte

Venezia, 18 maggio 2024
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Premiazione

Premio internazionale Spoleto Art Festival 2024

Spoleto, 6 luglio 2024